Francesco Villari: 2.0.1.0. REBORN (stronzi si nasce)

Io quest’anno ci ho pensato,

mi son detto: “ma perché,

seppur  sempre da invasato,

non supporto Cristo Re?”.

La risposta, affatto tarda,

si prolunga tra le righe

di una ode assai bastarda

per chi canta, balla e ride.

Non che questo lieto evento

sia del tutto una cazzata

chi commercia ha un bell’aumento

chi consuma ha una mazzata.

Dunque è questa la gran lotta

anche si chi ne fa le veci

sfrutta il marketing , la grotta

anche nel duemila e dieci!!!

Nasce ancora il bambinello…

ogni anno ancor più bello…

riscaldato… asino e bue…

e poi… anche gli altri due.

Forse a scuola accetteranno

queste stupide rimette,

i simpatici “temini”,

forse i test con le crocette,

sono difficili Gelmini?

Ora ridi a denti stretti,

con la coda tra le gambe,

ma un governo con gli inetti

è tra le tue cose strambe.

Non mi parli perché è un caso

che io mi rivolga a te.

Ma io scrivo, vado a naso

e ti mostro questo: tiè!

Ritorniamo al nascituro

quello caldo nella paglia

quello dal grande futuro

quello che non parla: raglia.

Avrà forse un bel successo

tanti fan lo loderanno

ma io dico, se è permesso,

“in ignoranza moriranno”.

Prendi il Papa, i cardinali,

quelli che fanno i vecchietti

sono arzilli, mai banali:

hanno un piano i maledetti.

Forse pensi che un bel giorno

tutto questo cambierà

ma a guardarsi ben intorno

fosse è tardi: chi lo sa?

Dunque datti un po’ da fare

non votare, non votare.

Lascia perdere la “casta”

quella è tutta gente guasta.

Non andare mai più in chiesa:

è per gente che si è arresa.

Guarda attorno alla tua vita

datti tempo, guarda bene

ci sarà una via d’uscita

se non è di Rocco il pene.

Fatti forte, fatti grande

ma non farti mai la bua

questa non è cosa loro

ma è soltanto cosa tua.

Ridi ancora alle mie rime,

ridi amaro bello mio.

Questo non è il “suo” pensiero

questo è solo quello mio.

Ora chiudo, sono stanco

devo andare, devo andare

vado a bere vino bianco

io lo so che devo fare.

Ti ho voluto bene e male

ti ho schiacciato muri muri…

faccio rime, poco male

non è detto che si curi.

Guardo agli angoli e ripasso

guardo agli angoli sicuri:

c’è un domani non più al passo

e non chiedermi gli auguri.

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