dovrebbe arrivare oggi.
se ne parla da tempo e non voglio rimandare.
vestito di rosso, il momento magico si avvicina alla
porta di casa e bussa.
scatta l’assalto.
lo imprigiono come fosse la farfalla rara
buona per la mia collezione di lucertole, che per una
volta,
mangeranno bene.
era ora.
stavo facendone una malattia.
padrone dei miei mezzi illeciti
parlavo col barbone che dorme nell’androne
dell’arrivo di un adone,
che non sia più io il coglione.
i difetti stanno per sconfiggere le mosche,
come fossero il deterrente preferito per le parole
agli occhi del vecchio che mi guarda ancora.
da sdraiato sembrerebbe impossibile riuscirci.
ci riesce grazie all’intuito
che sembra creare un casco,
come a cingere la scatola cranica di un’aria refrattaria.
escludo il condizionale,
la condizionale non si può.
e parlami adesso della parità tra i sessi.
è arrivato, il figlio di puttana.
Greg, il clown del circo,
con il naso nero e gli occhi viola, mi osserva.
LIZ TAYLOR!
mette nel cappello delle offerte la sua fetta di torta,
ingordo,
e mi guardo alle spalle inconsapevole e stupido
se solo pensassi al reale.
i nanetti stanno ai miei piedi ma non sembrano
minacciosi.
(sono il moccioso che son sempre stato)
faccio la mia mossa, prima che scompaiano tutte le
pedeine.
da oggi non risponderò più al telefono.