Aldo La Serpe – TEMPO PRIMO (estrapolato da SOLO TUA)

 

Sono mie queste parole, queste
collette d’interni, o abbracci per contratto, o regole sotterranee, o ancora
cantine di frustrazioni? Chi sono gli uomini che troveranno fragore in me? I reclusi? Gli internati? Sono delle
parole queste? Dove sono chiuso? Dentro l’esplosione di una cella?

Diciamo che stavo seduto sul
water, sai cosa si fa sul water? Io lo so… io mi svuoto e poi mi riempio e
m’ingrasso e se crepo ingrasso i vermi e se non crepo sfondo …

Muovetevi miei cari sinistri,
miei cari ministri, miei cari ospiti al banchetto dell’emisfero cerebrale
affinché io sia posseduto. Stronza, vuoi che io sia posseduto? Già fatto! Da me
stesso…

Quindi spegnete la luce,
cavatemi gli occhi, strappatemeli che voglio più visioni. Bando al suono, e ai
colori, e che abbia pazienza il mare se lo rivelo ancora una volta. Sono stato
castigato dall’enormità una volta…

Che sia pure quel che merito,
io ora proprio sul punto di esplodere farò l’infame, e gli dei mi puniscano
anche loro se mi pentirò sul fatto di non scorgere dentro il cuore pieno
godimento nel rivelare il male fattomi ingiustamente… occhi pazzi dentro una
gabbia di pazzie e passioni.

A che punto sei mio fraterno
lettore?

Eccolo arriva. Si, è arrivato
con le streghe, non sarei mai riuscito ad immaginarlo altrimenti. Che
tempestoso inizio che è con tutti i suoi prodotti tipici, è un vero maestro.
Sono posseduto a metà come piace a lui.

Lentamente o dolcemente sale
da sotto al cuore e stimola quello che più può farmi paura. Ma si… amerò fino
in fondo il male o il bene, tanto poi mi sveglierò con le descrizioni più
belle. Coraggio bambini un due e tre fuori dal giardino dell’infanzia, ecco gli
odori, ecco la città oscurata, ecco la missiva di espiazione. Il vero massacro
è la verità se scovarla non la vogliate: il tuo mondo è salvo per una
bugia. Al sottosoccorso il corpo ha
poesie, non organi…

La beffa, la reclusione del
coraggio per non dire tutto, se solo avessi la certezza che il segnale al
giusto orecchio giungesse senza tramite dire, anche se di preciso al collettivo
non saprei che vomitare, la mia la dico bene adesso. La strada è calda come la
piena estate vorrei la coda di un felino e correre, ma ho i piedi quindi ecco
la miccia. Ma dove sono le mie braccia, il tuo riso e le nostre mani per mano
Signore? Non so a chi mi sono rivolto ma so di non essere confuso, sarò
preciso: sto sciogliendo il cuore goccia a goccia e poi un’altra e un’altra
ancora lentamente nel ventre della corsa che porta fino al mare, quello dove
sempre si tocca, lì non ho paura di affogare. Apri la bocca, i tuoi denti
bianchi e perfetti masticano aria fino all’essenza. Io ti guardo e non lo sai?
Non senti che vorrei sfiorarti? Non toccarti! Sfiorarti come piaceva a te … Lo
scrivo quanto ti adoro ma tu non guardi dove non so e dove immagino, e per
questa fantasia tremo, mi perdo e mi trafiggo prima di vestirmi a festa ed
uscire. Se io parlo o chiacchiero o aspetto e m’intrattengo cantando, cantando
potrei sentirmi lo stesso vivo. No, no, no vivo! Di certo lo sono! Allora,
diciamo, potrei sentirmi utile a me stesso.

Ricordo e arrossisco nel pensarci
su, che ero davvero triste davanti agli occhi suoi e non capivo come mai, e non
lo comprendo neanche al momento, boh sarà che adesso non mi importa un bel
niente credo… forse non sto rimuovendo un granché … Bah… poco conta quel che
dico, in questa circostanza confusionaria il mio massimo è l’innato non il
peso. Il vero sovversivo oggi è chi non si lamenta, io penso di lamentarmi su
qualche cosa di preciso, no forse sono un po’ arrabbiato con Dio perché non
trovo troppo piacere ad avere troppa coscienza e decidere d’avere troppa testa
sulle cose che in qualche maniera contano. Contatemi i capelli che mi esplodono
e perché! Parole a vuoto anche per me, si le mie, le mie, le mie
parole … le mie parole d’amore. Denunciatemi a me stesso che voglio confessarmi
ad un possibile rappresentante di Dio e assolvermi se tutto torna… se… Non
darmi l’amore se tieni alla mia salvezza, capisci cosa esigo, non ricoveratemi
dalle megere. Non darmi la ragione ancora per un Po…poco! Vorrei che il grande
acquazzone che si tuffa nel piccolo fiume divenisse donna da mordere e che
fosse un buon canale all’inferno che cerca lo sfogo immenso.

Ci pensi, le alghe
muoiono di fame, perbacco, di fame, non è stupidamente ironico che le alghe
abbiano fame? Io pensavo fossero in acqua per la sete primitiva come una sorte
di grazia.

Io pensavo tante cose anche
che tu fossi mia, ma tu sei solo tua. E porco del tuo dio anche io sono solo
mio.

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