Ho adorato i mostri marini sin da quando mi finsi Capitano Nemo. Ero piccolo. Ero sotto le coperte. Avevo trovato un mondo che era soltanto il mio ed adoravo tutto di quel mio mondo, anche i mostri marini. La superficie invece l’ho odiata sin da quando ancora nel passeggino, le strade sulle quale mi portavano a passeggio erano devastate da chissà quale elemento esterno.
All’interno di un circuito le cui larghe vedute possano essere sempre rimarcate (ed all’occorrenza rivedute, corrette, smentite, millantate…) ci si sta davvero di merda. Non lo dico per intimorire gli avventori nè tantomeno per denigrare le vittorie, le indiscutibili vittorie ottenute sul campo con quorum e percentuali incontestabili, ma si sta di merda. Ho sentito parlare dell’amore per la propria terra, ed il concetto di proprio mi sta stretto ma non mi ci fermerò troppo. Ho sentito della mirabolante esperienza che la terra trae dalla fertilizzazione organica. Mi chiedo se l’homo erectus humus possa diventare materia di studio in uno di quei laboratori abbandonati a se stessi, ma perseguiti legalmente in caso di autogestione, e fare quindi in modo che diventi il cane che si morde la cosa. L’uomo che mangia la propria merda. Il Pinocchio che si ribella al proprio padre (creatore, scrittore, disegnatore… fate voi). Ho sempre adorato i mostri marini perché sott’acqua devi saperci stare. Superato il primo step, necessario alla comprensione del sistema di vita che ti obbliga ad adeguarti alle leggi della respirazione, si passa ad affrontarne un altro. Il mostro marino è al terzo livello perché è diventato Mostro. L’uomo ha imparato a respirare ma, senza offesa, il coefficiente di difficoltà è di tutt’altro livello. Posto che ci sia spazio per tutti non è corretto pensare che possa durate per sempre. L’impastatrice è stata settata male ed i parametri han reso l’impasto un impiastro con l’implicazione di dover segnare a perdita questi soldi. Non ci sono ragionieri in giro. Non ci sono ragioni da ascoltare. Adoro i mostri marini e la carta non è amica dell’acqua. L’homo sapiens ha rotto un po’ i coglioni con le storie per bambini scritte in dimenticanza di esserlo stato. Nello Stato di cose attuali mi Mostro per quel che sono.
(L’articolo è stato pubblicato su InScena Magazine del Novembre 2009)