Verrà la guerra e non sarà come l’abbiamo immaginata.
Verrà la guerra e avrà il sapore della polvere sollevata dalla fame e dalla miseria.
La classica guerra fra poveri.
Gli interessi politici saranno armati dall’ignoranza,
sarà una guerra tra nani da giardino, mendicanti e mentecatti.
Le ideologie saranno quelle di Arlecchino, Pulcinella e Balanzone.
Sarà il grado zero della nostra umanità.
Combatteremo vergognandoci,
daremo in pasto le nostre creature al grande pupazzo di immondizia,
lacero, al bordo delle strade, al confine della nostra immaginazione.
In testa non avremo tribunali,
ma concentrazioni massicce di non-appartenenza,
non-curanza,
obiettivi usa e getta,
storie da riciclare,
amori da barattare,
sogni e speranze da idolatrare.
Ciechi e nudi di fronti ad esse,
senza personalità,
senza identità,
tenteremo l’ultimo assalto al cuore metallico del potere per scoprirci suoi ingranaggi,
personaggi di una triste rappresentazione teatrale,
comparse all’interno di un meccanismo con pause ed espressioni perfette,
silenzi striscianti come tentacoli,
beatamente intrappolati nella macchina Mangia-e-succhia,
appesi con i piedi perfettamente saldi al suolo,
realisti nel senso più surreale del termine,
impiccati al cadavere dei nostri progenitori,
come un’appendice del loro fallimento,
un’escrescenza informe del loro bisogno di realizzazione.