Vittoria!

 

 

 

Ho vinto un punto ed una figura

non mi manca nulla.

 

Ho vinto un manico di scopa

sono completo.

 

Ho vinto una boccia ed un pesce

mi manca l’acqua.

 

Ho vinto dell’acqua e del petrolio

tutto insieme.

Ho usato una figura fino ad un certo punto

comincia a piaceremi.

 

Ho perso un pesce.

Ho imbracciato il manico di scopa

ho sparato simbolicamente per aria

e la certezza che mi abbia ascoltato

resta una valida motivazione

per averlo voluto fare.

 

 

Er Bubba – SENZA TITOLO

 

 

 

Rigenerazione
del vocabolario

significa
che hai detto tutto quello che potevi

significa
assenza necessaria

per
un nuovo uso del vocabolario

le
parole invecchiano con le idee

ma
questo corpo

quando
sacrifica qualcosa (presenza)

prende
vita nuovamente

t’assale
la curiosità

dell’infinitesimale
se non fa male

vittima
e carnefice della circostanza

sorriso
commosso di chi ha perso tutto

in
un disastro aereo

e
s’attacca al primo scoglio

utile
alla sopravvivenza del pacco.

 

Esperienza,
causa pupille sguainate

e feroce
terremoto spinale.

 

Pino Amaddeo – VERSACCI

 
Prima di tutto ci fu il silenzio,
nulla di trascendentale
niente a che vedere con le frottole.
 
Regnava il silenzio
e dopo venne la pioggia
sbocciarono i gelsomini
i primi petali nello stagno,
lì si posò un cigno reale
evaso dal paradiso,
dormì qualche ora tra i petali.
 
L’ alba portò un cigno selvatico
evaso dall’ inferno.
 
Prima di tutto ci fu il silenzio
poi il nido, le uova, la vita,
l’ uomo, la guerra, l’ invidia,
l’ odio, dio, santi, peccatori,
trafficanti, predicatori, sindaci,
senatori, musicisti, mercenari,
poeti e indignazione adempiente.
 

Francesco Villari – PAURA DELLA RUGGINE

 

 

 

Non avrei dovuto parlartene. Mi sarebbe bastato
alzare le mani e far finta che le dinoccolate intenzioni marcissero stupide
nella convinzione del mio interlocutore. Invece no: ho attaccato alle pareti
della stanza un discorso concorrenziale, di quelli che figo con figa non è solo
una questione di maschile con femminile ma a tal proposito imbastire un
discorso sarebbe voluto essere un’intenzione scaccia crisi.

Crisi?

Di che?

Quando?

Prendo lo Svitol e mi guardo negli occhi del
post serata. Io timorato da un Dio oscuro.

Quattro passi nel frasario dall’italiano
all’italiano che non mi permette di divagare sull’argomento. La questione delle
parole ottiene i risultati promessi ma ero affascinato dalla discussione ed
avrei voluto… avrei parlato… avrei pensato… nooooo? Pensare: ecco il dilemma.

Mi abbraccio fatiscente e mi rincuoro. Rincorro
le promesse e me ne vanto. Mi cambio e mi rivesto in una prigionia costrittiva
senza passare dal via. Banditi maledetti dalla questua.

Sotto sotto ci sono due coccodrilli ed un orango
ballerino. Il sentore. Il timpano in disaccordo. Perche? Sette le vite di un
gatto che invidio perché in qualità di uomo riconosco i limiti dell’umanità.

Mai perdere di vista il liquido per le lentine.
Torno allo Svitol. Monte dei pegni per gli impegni presi con me stesso. Con la
mia razza.

Ma che razza di posto è questo che trancia le
mie braccia a favore del padrone che ha voglia di me?

Ti va un giro di pista?

Vuoi ballare o mi temi?

 

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Emilio Strati – SE FOSSI SEPOLTO A SPOON RIVER (III)

Alla fine ho capito

che quel che importa

è vivere senza peso,

perchè siamo davvero

come le foglie sugli alberi.

E così invidio il vecchio Jones,

che non si curava d’altro

che di suonare il suo violino,

mentre tutti quanti noi

buttavamo al vento la vita,

cercando di dare un senso

ai nostri affanni.

 

I precedenti scritti di Emilio Strati SE FOSSI SEPOLTO A SPOON RIVER li trovi qui:

http://autoprodappese.noblogs.org/post/2009/10/23/emilio-strati-se-fossi-sepolto-a-spoon-river-i

…e qui:

http://autoprodappese.noblogs.org/post/2009/11/14/emilio-strati-se-fossi-sepolto-a-spoon-river-ii

 

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MeltedMan – PESCA D’ALTA QUOTA

 

Dopo il buio la luce.

Un giorno come gli altri.

Ti trascini appresso l’angoscia dell’ennesimo incubo.

Fino al bar dell’angolo.

Dieci, venti, trenta passi.

Il barista ti osserva… ed aspetta.

 

Dieci, venti, trenta secondi.

 

Cerchi la prima frase.

Ma la musica ronza ancora in testa.

Ancora quel motivetto.

Il barista ti fissa… ed aspetta.

 

Come spiegare che pochi minuti fa eri in cima ad un rupe.

Che eri un ottimo pranzo.

Che i resti, i tuoi resti sono stati usati per la pesca.

Che le onde erano musica.

Che i pesci sono morti.

Non hanno gradito gli avanzi.

 

Il barista non guarda… ma aspetta.

 

Peschi la prima frase.

 

La solita routine.

 

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Sergio Branca – RISVEGLIO

 

La panna segue tutto il contorno
e riempie i due cerchi che formano la torta. Le fragole decorano
meravigliosamente la pietanza, una accanto all’altra. Un saporitissimo rosso su
di un saporitissimo bianco. Un buon pasticciere sa che abbellire un dolce è tecnica
antica e saggia. La torta ha forma di clessidra, due forme rotondanti unite da
un buonissimo segmento di puro gusto. Ed ecco la forchetta che affonda. Le
fragole si aprono dolcemente spruzzando del succo intenso. Ed il bianco cede a
poco a poco, e svela il pandispagna morbido. La forchetta non si stanca e passa
su tutte le bacche. Sono frettolosi i suoi denti. Prima  assaporano piano, poi sempre più golosi e
qualche fragola finisce sul pavimento. Ma non viene mangiato nemmeno un pezzo. Rimane tutto li sul tavolo. La
clessidra è ormai irriconoscibile e la panna è intrisa di liquore rossastro. Un
ronzio di mosche accompagna la frenesia della forchetta, che rimane immobile e
macchiata. Un buon pasticciere sa quando fermarsi e non esagerare. Risveglio!
Il chiavistello dovrebbe essere oliato bene, fa un casino ogni volta. il
secondino m’accompagna per il corridoio. Ronzio di mosche e passi pesanti. Dopo
un ora ci sono mocassini da per tutto. Neri, marroni, scamosciati e lucidi.
Risalgo lo sguardo piano piano. Le ginocchia, la cintura ed un viso con la
barba incolta. È l’accusa, e m’accusa di nuovo. M’accusa di aver dato 24
coltellate alla figlia della parte lesa. E prima d’averla seviziata e
violentata con una frusta da cucina, quelle per sbattere le uova. L’accusa ha
dei mocassini beige. La parte lesa delle scarpe nere con i lacci. Ne ho un paio
simile, con delle macchie rosse.                  

Antonella Bosco – KITINKA

 

 

 

 Per due occhi neri

hai abbandonato tutto e tutti

un giorno lontano.

 

Spoglia di ogni cosa

hai inseguito

il tuo sogno d’amore.

 

Nulla e nessuno

ti han fatto tornare

sui tuoi passi.

 

Quale miraggio hai visto

nel deserto delle tue parole?

 

Ed oggi che cerchi

disperatamente un oasi

non la sai trovare.

 

La sorgente alla quale attingevi

copiosamente un tempo

mostra ormai crepe

di una arsura ormai imminente

mentre tu… tu

hai ancora molta sete.

 

Ci sono libri… (dicono di noi)

 

 

I tipi di Autoproduzioni Appese hanno pubblicato un po’ di tempo fa questo fumetto sceneggiato e disegnato dai ragazzi dell’Accademia del fumetto “RaggioComix” e tratto dal soggetto del c.s.o.a. Angelina Cartella di Gallico (RC).

Un mezzo di comunicazione, quello del fumetto, solitamente indirizzato ad un pubblico giovane e molto giovane basato su una questione di primo piano a livello sociale, economico e territoriale può diventare una buona lettura non solo ludica ma anche di insolita, ma buona, informazione. Questo è il risultato a cui si è arrivati con la realizzazione di questo fumetto pubblicato sotto licenza Creative Commons.

I servizi di gestione dell’erogazione dell’acqua si stanno spostando sempre più nelle mani di grandi aziende private, la Calabria e Reggio non fanno eccezione. A parte i disservizi legati alla mancanza cronica di acqua e all’erogazione della tipicissima acqua salata la privatizzazione delle acque pubbliche, il bene primario più necessario per l’uomo, porta e porterà ad una serie maggiore di disservizi. Le zone dove le utenze non dovessero portare vantaggi economiche potrebbero essere abbandonate sempre di più a loro stesse dato che non converrebbe, per l’azienda, portare un servizio laddove non ci può ricavare niente. La necessità che l’acqua rimanga un bene totalmente pubblico, compresa la sua erogazione, è un tema centrale nella vita di una città.

I Bronzi di Riace se sono accorti. L’acqua, ormai, costa più del vino a Reggio e, a loro, il fatto che l’elemento naturale che li ha custoditi per migliaia di anni sia diventato un bene di consumo non va proprio giù. La storia si svolge in un contesto surreale in cui le statue sono considerate solo un bene da vetrina da esibire a qualche turista inconsapevole, la gelosia di una “ex prima statua” del museo rende la realtà ancora più assurda, un amministratore delegato senza scrupoli ha reso a pagamento l’acqua ovunque essa si trovi, dal mare alle fontane e con un commissario della polizia ligio al dovere che tenta di ristabilire l’ordine costituito.

Le statue scappano dal museo perchè non ce la fanno più ma si dividono per due strade completamente diverse. Una di loro si dà al vino che costa ormai meno dell’acqua. Braccato dal commissario lo “sbronzo” incrocerà nella sua fuga 2 ragazzini che risulteranno essere i suoi coadiuvanti lungo il corso burrascoso degli eventi, tipico delle fughe un po’ rocambolesche. Nel tempo che staranno insieme i due giovani reggini scopriranno che il mondo non è proprio come pensavano che fosse e imparano come l’acqua sia un elemento così fondamentale per la vita naturale e sociale che non può essere imbrigliato in logiche commerciali. La città ama i suoi bronzi, anche se lo dimostra troppo poco ma loro ricambiano lo stesso questo amore! E’ per questo che una delle due statue decide di non tornare “a casa” come l’altra e si catapulta in questa storia di coscienza sociale.

Un altro protagonista è Pierpesce, un pesce fuor d’acqua, in missione per conto di Lio un lago interno aspromontano in cui l’inquinamento umano delle acque (scarico illegale di rifiuti) ha fatto ammalare tutti i pesci che lo abitano. La sua missione è quella di riportare i suoi compagni in un’acqua che si possa nuovamente definire tale.

La storia, dunque, abbraccia tanti aspetti della tematica legata al bene primario per eccellenza e lo fa remixando in maniera semplice, ma efficace, elementi di cultura cittadina, di attualità e storia locale che rendono gli eventi della storia, per quanto assurdi e surreali, fortemente radicati nel territorio in cui la essa è ambientata.

Consiglio a tutti la lettura di questo fumetto, 34 pagine interamente realizzate da intelligenze e creatività reggine che denunciano in modo simpatico, creativo e costruttivo come alcune realtà rischino di rovinare indelebilmente quanto di bello e buono abbiamo e dobbiamo tenerci stretto!

Cliccando sul link potrete sfogliare e leggere online l’intero fumetto!
LO SBRONZO DI RIACE

Questo articolo di Alessio Neri è qui:

http://www.reggiocalabrianotizie.it/ci-sono-libri-lo-sbronzo-di-riace.html