Gianni Cusumano – IL 5

 

 

Sul numero 5 arancione l’aria fa schifo. Sbuffate di pneumatico arso dall’asfalto si mescolano al puzzo di sudore e di piedi. Non a tutti puzzano i piedi, solo a quelli che camminano molto. E quassù ce n’è tanti, così. L’aria è ferma, come l’ultimo livido raggio di sole che, penetrando, si mescola ai neon, sporcandosi sui vetri. Sudiamo e resistiamo tutti sul numero 5. DING! Tocca al vecchio scendere. Quello che poco fa chiedeva in prestito una penna ai pendolari per scrivere la data di oggi sul biglietto. L’obliteratrice è rotta e lui vuole fare bella figura col controllare. Quando si è avvicinato agli ultimi posti mi ha guardato e non mi ha chiesto nulla. Forse ha capito che a me, di fare bella figura, proprio non mi interessa un cazzo. DING! Miriam, Alessia e sua madre, la grassona. Miriam veste all’occidentale, come tutte le quindicenni perbene che vede ogni giorno allacciate ai sedili posteriori delle auto dei  genitori, agli incroci del centro, mentre chiede l’elemosina. Miriam le scruta, con gli occhi color tabacco, e prende nota. Alessia e scalza, i piedi neri, sporchi come l’innocenza, l’esatta metà di Miriam. Ride e va bene a scuola. La mamma ci tiene a dirlo a tutti. Alessia è integrata, e va bene così. DING! Facce stanche di Africani del sud. Si trascinano dietro buste formato maxi piene zeppe di stracci di marca, roba “autentica”. Sono gli unici qui dentro ad avere un certo stile in fatto di abbigliamento. Anche loro, come Miriam e sua sorella, perfettamente integrati. DING! Amed, il mio vicino di casa. Lui non ha decisamente stile. Porta la stessa polo a righe da almeno una settimana e i piedi raccontano della sua giornata più di quanto possa fare lui con le parole. Non si trascina alcuna busta dietro, solo un grosso, pesante zaino verde di nylon. Questo gli ha permesso di integrarsi. DING! La prossima è la mia. Con gli occhi semichiusi mi prenoto, come fanno quegli idioti nei quiz a premi in TV. Ma non vincerò un milione di euro, stasera. O una macchina. O una pelliccia di visone. Tutti sul numero 5 hanno perso. Tutti sul numero 5 sono stati squalificati. Ma ci prenotiamo lo stesso. E vinciamo la fine di un’altra giornata di merda. Su questo cesso ambulante senza aria condizionata nessuno di noi ha desideri depositati su un conto corrente.Ma siamo integrati. Raccolgo le forze e mi alzo, sostenendomi con un braccio al corrimano. Barcollo verso l’uscita e mi allineo il cazzo alla patta, che nel frattempo mi si è fatto duro. Mi capita sempre prima di addormentarmi. Poi la porta sbuffa e una ventata di calore pneumatico mi investe la faccia. E la porta di casa è lì davanti.    

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