Francesco Villari – Qualcuno t’è padre

 

 

Mettere tre dita distese sul tavolo sopra il quale hai
precedentemente steso un panno umido.

Le tre dita sono a scelta.

Non vergognarti di me che tanto non guardo.

 

Guadavano il fiume con le ali di un ridicolo ricordo di quel
giorno,

il giorno della fumata nera,

quasi distintamente nera,

il giorno prima.

 

Sezionare con chirurgica calma le parti in modo da definire
gli spazi ed accomodare,

onde preferibilmente preparato, sul letto oramai adatto alle
parti asciutte.

 

Mastodontico è l’occhio del ciclope che avvicendando le tue
postille ti ha messo le mani al collo,

vittima di te stesso senza le scuse di un essere angelico cianotico
e senza denti

che ritratto a fianco lo specchio del bagno faceva
decisamente paura.

 

Diligente divaricati. Riponi sette semi di Giuda sul terreno.

Ricoprili con solerzia ed avanzata coscienza non senza aver
pianto.

Mai, senza aver pianto mai.

 

Il ruolo della lotta è fisico discontinuo di padre.

 

Qualcuno t’è padre a te?

 

In verità mi disse che sarebbe stato buono e lo fece:

l’incanto metropolitano costò solo qualche centesimo.

 

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