Gianni Cusumano – BOX DA 6


 
  

Ho visto un uomo cadere.

 

Cade a terra,

senza eleganza,

senza stile,

senza motivo.

Cade. Cade e basta.

Niente in lui ricorda una piuma.

Sbatte il muso contro l’asfalto,
e niente più.

Pesante e doloroso.

 

Veloce e irrimediabile.

 

Proprio in mezzo alla strada

quest’uomo si lascia andare.

Proprio in mezzo ad altri uomini
e donne simili a lui,

quest’uomo chiude gli occhi e
cade all’indietro.

E nessun cuscino di piume d’oca
sotto ad aspettarlo.

E mentre lui sperimenta quello
che c’è oltre il limite,

-quello che esiste solo per chi
l’ha sorpassato almeno una volta-

altri uomini,

altri bipedi,

gli stanno intorno, formando un
cerchio.

Un cerchio perfetto.

E questi esseri,

questi agglomerati organici
evoluti,

questi tesserati figli di Dio

queste partite di carne compressa
politicizzate

si chiedono in silenzio:

e adesso?

 

Con le mani strette sulle loro
borse spacciate dai neri agli angoli delle strade,

con le dita impegnate a premere
tasti virtuali su schermi telefonici cinesi,

questa gente pronta a votare di
tutto pur di lasciare un segno prima di putrefarsi nell’oblio

questa gente si chiede:

e ora?

Dov’è il televoto quando serve?

Dov’è la regina di Giordania?

A proposito, che genere di
ombretto userà prima di scoparsi il sultano?

Comprerà forse quei nuovi
profilattici per donne ancora vietati in Italia?

Sembrerebbero sicuri anche se
poco pratici.

Servirebbe una buona campagna
informativa.

 

Con la tensione che morde tutti i
buoni figli delle etichette

come mosche incollate a una
ragnatela

questi uomini e queste donne
perfettamente urbanizzati

queste grigie proiezioni
ansiogene freudiane

questi rigidi cazzi,

queste tremolanti fiche in cerca
d’autore

questa  gente impaurita si chiede:

per chi applaudire stasera? E chi
eliminare?

Pizza o involtini primavera?

Destra o sinistra?

O centro?

O sole mio o O’ scarrafone?

Candido o Candida?

Il mio avatar, mi somiglia
abbastanza?

Perché se è così non va bene.

Carne rossa o bianca?

Gratto, ma se poi non vinco?
Perché se vinco, lo devo solo a queste unghie artificiali.

Il maiale basso e furbo volerà
ancora su questo paese?

Perché i maiali volano, questo è
certo.

Ci sbarazzeremo mai di questi
porci?

Negro o nero?

Zingaro o rom?

Frocio o gay?

E il volume? Troppo alto o troppo
basso?

 

Quando finalmente passo oltre
quella depravata pozzanghera del disastro umano

storicamente riconosciuto

quando le sirene di un’ambulanza
qualsiasi rincorrono strade qualsiasi

verso un altro infermo qualsiasi

e, proprio come il trillo nervoso
di una sveglia alle 6 del mattino,

quando hai ancora la bocca
asciugata dall’alcol,

la testa frazionata,

quando l’unica cosa che ti
rassicura dal non essere morto

è il tuo cazzo ancora tiepido e
duro

e il fatto che sei disoccupato

proprio così, allo stesso modo,

così come era venuto

quell’istante di vera reality

si scioglie nel tempo del reale.

Ed è proprio allora,

mentre mi avvio verso casa,

che strappo via dal parabrezza di
una macchina

il volantino di un hard discount
lì vicino.

La birra è in offerta: box da 6
meno di due euro.

Allora butto via il foglio delle
offerte,

mi scaldo le mani nelle tasche
dei pantaloni unti d’olio di pollo

e cambio strada.

 

 

 

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