Il tempo di non impazzire,
raccogli le ossa
gli spiccioli
la spazzatura
e ti fai largo nel mondo
come la prima volta,
come ieri,
come l’avevi immaginato,
come sempre.
Il tempo di una birra,
forse due
magari tre
quattro sarebbe meglio,
aspetti il tuo resto
saluti il barista
e trovi un angolo di strada libero
per sederti
e guardare la vita brulicare
e galleggiare
e svuotarsi lentamente
come l’ultima bottiglia.
Il tempo di una sigaretta
magari due,
magari tre
per sentirti l’anima esplodere in alto
nel cielo,
un sussulto vitale di energia
che bombarda l’aria,
le nuvole,
le stelle,
che feconda la luna
e i venti dell’universo,
che danza saltellando
di luce blu infiammata
tra le mani sporche di vita
di un induista senza casa.
Il tempo di una pisciata,
forse due,
meglio tre
e poi schivare il cristianesimo
e i messaggi di dio su carta patinata
e tenere il passo fermo,
uno dopo l’altro,
dritto verso la meta,
dritto verso casa,
dritto verso il chiosco prima di casa,
ringraziando dal profondo
del tuo sacro cuore svuotato
tutti i coraggiosi,
i santi,
gli empi e gli ubriaconi
del passato,
del presente
e del futuro,
tutti gli uomini senza fede
seduti ai tavoli di bar senza nome,
grazie,
grazie,
GRAZIE.
Il tempo di stapparne ancora una,
ancora una,
ancora una
e poi nuotare
nuotare,
nuotare…